Come promuovere le competenze NoN cognitive?

Nella vita di tutti i giorni...

A scuola come in famiglia gli adulti  sono responsabili della promozione delle competenze trasversali dei bambini.

Dal mio punto di vista, non si può immaginare di ingabbiare. in modo esclusivo,  in protocolli, schede, test e attività strutturate le proposte per la promozione delle competenze non cognitive.

Le competenze non cognitive si acquisiscono per gran parte vivendo, provando emozioni, pensando; si acquisiscono nell’incontro con l’altro, si scontrano con la diversità del mio essere e del mio pensiero diverso dall’altro.

In pratica?

Ripensavo a come rendere concreto tutto questo gran parlare e forse, sbagliando voglio provare raccontandovi un episodio che mi è capitato con mia figlia.

Storia di vita vissuta

Un giorno, con Benedetta, la mia bimba di 5 anni, siamo andati ad un Museo per partecipare ad una mostra, per grandi e piccini e ad un laboratorio.

Durante l’attività laboratoriale abbiamo ascoltato e osservato e non abbiamo “fatto alcuna attività.” Abbiamo visto marionette, burattini, tessuti, pezzi di legno grezzo e abbiamo ascoltato le loro storie.

Alla fine del laboratorio Benedetta mi ha chiesto” mamma perché lo hanno chiamato lavoratorio/laboratorio se non abbiamo lavorato?”

Ho spiegato a Benedetta che, a volte, può capitare di non veder soddisfatte le nostre aspettative, a torto o a ragione. Che lei e stata paziente, attenta, entusiasta e in attesa di qualcosa che non è arrivato e nonostante tutto è rimasta tranquilla (per i grandi: aderente al contesto).

A 5 anni sarebbe stato lecito rivendicare il “lavoratorio” tanto atteso con qualche lacrima o lagna.

Ho fatto notare alla mia piccola che ci siamo divertite, che abbiamo comunque ascoltato storie nuove, che abbiamo incontrato persone nuove e che ci hanno dedicato del tempo.

Abbiamo condiviso un’esperienza che ci ha insegnato molto di più che di un laboratorio, lei non lo sa, ma ha utilizzato l’autoregolazione comportamentale ed emotiva in una situazione frustrante. La sua aspettativa delusa è stata affrontata con maturità per i suoi 5 anni, il suo IO è diventato un NOI in cui ha saputo riconoscere nell’altro rispetto e chissà empatia per aver sorriso al burattinaio, nonostante la delusione maturata.

Come educare alle competenze non cognitive?

La scuola non può esimersi dalla responsabilità di educare alla metacognizione e al riconoscimento delle emozioni

Educhiamo sin da piccoli le “competenze non cognitive” nei nostri alunni dedicando loro del tempo per rileggere insieme gli eventi, accogliamo il loro stato d’animo, sospendendo il giudizio, facendo dare un nome alle loro emozioni.

Come ti sei sentito? Cosa hai provato? Come ti senti? Come si sarà sentito l’altro?  Avresti potuto fare un’altra cosa, se sì perché? Se no, perché?

IN CONCLUSIONE...

Ogni situazione può essere quella giusta per riflettere e condividere pensieri, emozioni e quando ciò accade non è mai una perdita di tempo, soprattutto,  quando insegnano a stare al mondo.

Questo NON laboratorio ci ha insegnato  tanto.

Cogliere nella vita le opportunità per diventare e per far crescere adulti migliori!

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